In età evolutiva
I medesimi benefici fisici ed emotivi della mindfulness praticata dagli adulti trovano ampia applicazione nel lavoro con soggetti in età evolutiva.
Le pratiche di mindfulness ed accettazione sono in grado di migliorare e accrescere le risorse già esistenti nei bambini che spesso, per loro stessa natura, sono più presenti al momento di quanto non lo siano gli adulti.
Con la mindfulness, inoltre, i bambini apprendono una modalità naturale per calmare sé stessi quando sono in difficoltà, semplicemente imparando a dirigere il focus dell’attenzione quando ne avvertono il bisogno.
Di conseguenza sviluppano precocemente un modo efficace di affrontare il mondo e i suoi inevitabili ostacoli, di entrare in sintonia con gli eventi che si verificano nel corpo e nella mente, di conoscersi meglio e di riconoscere i propri stati interni.
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Nel contesto scolastico, gli studenti possono imparare a essere completamente presenti, migliorando la qualità delle loro prestazioni (attenzione, concentrazione e memoria) - e quindi dell’apprendimento - e diventando più capaci di fronteggiare le situazioni stressanti (Langer, l993). Quando uno studente è consapevole, diventa in grado di affrontare situazioni di apprendimento in una prospettiva nuova. Non a caso, i programmi MBSR in questa fascia d’età hanno dato risultati significativi rispetto alla riduzione dell’ansia e dei comportamenti distruttivi, nonché benefici dimostrati nell’ambito della gestione della concentrazione e dell’autocontrollo (Marriott e Iwata, 1984; Fluellen, 1996; Ryan, 2000).
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Nella fascia prescolare, è stata dimostrata l’efficacia dei programmi di addestramento alla mindfulness per i genitori che, affrontando le interazioni del sistema famiglia in una modalità diversa, ottimizzano la comunicazione non verbale (corporea) e la consapevolezza dei sensi, delle abilità sociali, del temperamento dei bambini e della relazione, soprattutto da un punto di vista emotivo (Napoli et al.2005). Inoltre programmi con bambini in età prescolare e scolare migliorano la qualità del sonno (Saltzman e Goldin 2008) e i disturbi psicosomatici quali il reflusso gastro-esofageo (Ott in Academy Program AAP 2002).
(tratto da F. Didonna, I. Lovato, S. Rotondo, Mindfulness e accettazione in età evolutiva in F. Lambruschi (a cura di), Psicoterapia Cognitiva dell’Età Evolutiva, Torino, Bollati Boringhieri Editore, 2014)
Essere genitori mindfull
Chiunque abbia figli, nipoti, bambini che crescono per casa, almeno una volta nella vita ha sperimentato situazioni di frustrazione e sconforto.
Senza dubbio il ruolo dei genitori è complesso, difficile, spesso disarmante (intrinsecamente imperfetto) ed è esperienza condivisa la tendenza a giudicarsi in maniera critica - perlopiù a posteriori - per qualcosa che si è detto o fatto in un momento di stanchezza o irritabilità, quando non è facile connettersi con lo sguardo del bambino (e con i bisogni che si nascondono lì dentro).
Jon Kabat Zinn, pioniere dell’MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), marito e padre, riflette con la moglie Myla sulle potenzialità che l’esperienza della genitorialità offre, in termini di arricchimento personale e sociale, ad ogni persona che si trovi ad approfittare di questa splendida occasione per imparare a stare a contatto con la vita presente, esattamente per come si sta svolgendo, sfruttando la capacità che i figli hanno di toccare i genitori proprio laddove sono particolarmente rigidi e resistenti al cambiamento (Jon & Myla Kabat Zinn, 1998).
In un triste ma significativo aneddoto, l’autore descrive la scena in cui un bambino, in visita alla nonna incontrata solo un paio di volte, viene ignorato da quest’ultima che, invece di prestargli ascolto ed attenzione, continua a parlare con un’amica finché il nipote inizia a correre per la stanza facendo confusione.
Sgridato dalla madre presente, il piccolo la sorprende con un disarmante: “Ma mamma, la nonna non ha nemmeno parlato con me!”.
La capacità del genitore di stare a contatto col momento presente, osservando la situazione senza giudicarla (e senza leggerla come una ripetizione di copioni conosciuti), aiuta a mantenere lucidità e spazio mentale necessari a percepire e rispondere in modo adeguato alle necessità dei figli, senza alimentare il senso di frustrazione e di incomunicabilità.
Questo atteggiamento mentale permette ai genitori di accogliere la bellezza e unicità intrinseca dei figli, esattamente per come sono in quel momento, mentre un atteggiamento compassionevole, in primis con sé stessi, li aiuta ad assumere un nuovo controllo sulla propria esperienza, decidendo come agire, piuttosto che reagire impulsivamente alle situazioni familiari difficili, implementando il senso di efficacia genitoriale.
L’attaccamento è un’opportunità di rispecchiamento mindfull
Kabat Zinn suggerisce, per una genitorialità consapevole, di dedicare ogni giorno un momento ad immaginare il mondo dal punto di vista dei figli, notando come ciò modifichi le proprie percezioni a livello di pensieri, emozioni e sensazioni corporee.
Il suo lavoro alla Clinica per la Riduzione dello Stress ha messo in luce chiaramente le conseguenze che ogni bambino, e futuro adulto, può portare con sé qualora i genitori non riescano ad entrare in contatto con le proprie reali emozioni del momento presente, lasciandosi piuttosto travolgere da esse in modo inconsapevole e leggendo i comportamenti dei figli attraverso le lenti dei propri vecchi schemi mentali.
La teoria dell’attaccamento dà grande rilievo alla sensibilità e alla responsività che le figure di attaccamento del bambino manifestano nei suoi confronti (Ainsworth, Blehar et al., 1978; Ainsworth, 1985).
La capacità genitoriale di percepire, leggere e rispondere in modo adeguato, sintonico e prevedibile alle necessità evolutive psico-affettive del figlio, permette a quest’ultimo d’imparare a sua volta ad ascoltare e interpretare i propri stati affettivi, senza omettere alcuni ingredienti importanti della propria esperienza interna.
Il rispecchiamento che i genitori possono offrire ai vari aspetti del mondo interno del figlio (emotivi, cognitivi e sensoriali) sembra essere fondamentale per lo sviluppo delle sue capacità metacognitive.
Gli studi della Ainsworth sulla Strange Situation mettono in luce come l’espressione delle emozioni e la loro regolazione siano strettamente collegate con la possibilità del bambino di manifestare i propri stati d’animo in un contesto relazionale accogliente e validante, nel quale tale espressione non comporti la rottura della relazione affettiva (Attilii, 2007).
Da ciò deriva lo sviluppo dei diversi stili di attaccamento che predispongono il bambino, in grado o meno di leggere i propri e altrui stati interni in maniera adeguata, alle relazioni presenti e future.
L’approccio cognitivista sottolinea l’importanza, nel percorso terapeutico, di lavorare sui vari aspetti dell’esperienza soggettiva, più vulnerabile alla patologia nel momento in cui i pensieri automatici impediscono all’individuo, in età evolutiva o adulta, di stare a contatto col momento presente nelle sue varie componenti, portandolo piuttosto a leggere la propria esperienza secondo un copione di vita vissuta, poco pertinente con le potenzialità e la realtà oggettiva dell’hic et nunc.
All’interno dell’approccio costruttivista post-razionalista, Guidano propone la procedura della moviola, che invita il paziente a ricostruire scene prototipiche in cui ha vissuto l’esperienza problematica, rivivendole dall’interno, come attore della scena, e osservandole dall’esterno.
Tale metodologia evidenzia l’importanza, per la salute mentale individuale, di definire nel dettaglio le varie componenti dell’esperienza interna, riflettendo sul modo in cui l’individuo le descrive e spiega a sé stesso (Semerari, 2002).
La neurobiologia interpersonale, che si basa sulla teoria dell’attaccamento e sulla neurobiologia, sottolinea la natura sociale dell’individuo, i cui neuroni specchio si attivano in concomitanza di emozioni e comportamenti altrui (Siegel, 2007).
Siegel a tale proposito sostiene che la mindfulness può migliorare il legame tra genitori e figli (Siegel & Hartzell, 2003) e il funzionamento cerebrale, rafforzando appunto i neuroni specchio.
A tal proposito esistono numerosi studi su training di mindfulness relazionale, a partire da programmi di prevenzione mirati a migliorare le relazioni di coppia (Mindfulness-Based Relationship Enhancement, MBRE, Carson et al., 2004) o quelle genitori-figli.